Mancini, campione sparito
(IL MESSAGGERO) - Che fine ha fatto Alessandro Faiolhe Amantino, detto (non da tutti) Mancini? Del brasiliano, etichettato a Castelrotto da Luciano Spalletti come «uno dei più forti calciatori mai visti a Roma», si sono perse le tracce il 28 agosto scorso, a Reggio Calabria. Tre giorni dopo, a dire il vero, venne avvistato a Milano, in compagnia del suo procuratore e di un amico di un suo amico connazionale, ma questa è, anzi dovrebbe essere, un’altra storia. Un avvio scoppiettante di stagione, la prima rete in campionato della Roma contro la Reggina poi il nulla: perché?, si chiedono i tifosi, arrabbiati e stupiti. Terminato il calciomercato, e archiviata ogni tentazione (anche da parte societaria), Mancini è stato autorizzato a raggiungere il Brasile per stare accanto al papà malato: è stato fuori pochi giorni, si è allenato per conto suo ma una volta rientrato in Italia non ha più azzeccato una prestazione. Ci si è messo di mezzo, poi, anche un infortunio muscolare a complicare le cose. Contro la Lazio, domenica scorsa, un’altra prova deludente: Mancini è apparso lontanissimo parente del giocatore ammirato in pre-campionato quando, alla faccia di tutti gli scettici, sembrava aver messo da parte le tante cose brutte del campionato precedente, tornando a giocare come ai bei tempi di Capello. Sta a vedere, si dice adesso, che il brasiliano rende soltanto se ha Capello come allenatore? Fosse vero questo, la “cattiveria” aiuterebbe a capire alcune, tante cose. Lasciando da parte le malignità, però, non resta che fare delle ipotesi concrete. Tipo, non è a posto atleticamente. Oppure, non riesce a mandar giù gli schemi di Spalletti. O ancora: non è sereno, ha problemi familiari e quindi non rende come vorrebbe/potrebbe. Ma c’è pure chi è convinto che, per tutta una serie di motivi, il brasiliano non abbia più grande voglia di giocare con la maglia della Roma. Lui non parla, rifiuta ogni tipo di contatto pubblico e il mistero (e i cattivi pensieri) resta. Il tecnico non gli ha mai fatto mancare la sua fiducia e, un po’ per necessità e un po’ anche per virtù, ha intenzione di impiegarlo pure stasera contro l’Inter, «perché dargli un turno di riposo non mi sembra la soluzione migliore», ha dichiarato Spalletti, smanioso di non dover rettificare l’enfatico pronostico redatto in Alto Adige. Per il bene suo e della Roma, innanzi tutto.
Mimmo Ferretti
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