Spalletti & Totti, commenti post-derby
(CORRIERE DELLA SERA) - Un gol che vale più di mille dediche. Totti segna sotto la Sud e anziché correre dall’altra parte dello stadio – come aveva annunciato ai tifosi a Trigoria – festeggia nel modo che in questo momento gli è più caro. Nasconde il pallone sotto la maglia, simula la pancia di Ilary, se l’accarezza. Poi si gira, cerca la sua «bella» che è seduta in tribuna, qualche fila più su, con cappello di lana azzurro, stivaletti neri coi pon pon e pancione in bella evidenza, le manda baci, mostra il rosario che ogni giocatore aveva con sé. Poteva essere il gol del derby, e sarebbe stato il modo più dolce per la nascita di suo figlio. Prima della partita, il capitano aveva scherzato: «Da quello che so io, ha partorito...». E poco dopo la moglie compariva nei palchetti della tribuna Monte Mario. All’ospedale Villa San Pietro, già da qualche giorno, è tutto pronto, ma il nome è ancora top secret: «Decideremo – ha detto la Blasi in un’intervista – quando lo guarderemo in faccia. A me piaceva Giordano, ma Francesco me l’ha bocciato...». Il derby, insomma, c’entra sempre. Nel dopo partita, Di Canio le ha fatto gli auguri in diretta: «Lo ringrazio. Non mi aspettavo quella dedica di Francesco, non mi aveva detto niente». Totti, in pratica, ha «partorito» un pallone: «Si vede che mi ha anticipato, ha fatto prima di me. La situazione è tranquilla, sarà un parto naturale e quindi decide il bambino quando sarà». Lui ha assaporato a lungo l’impresa: «Risultato bugiardo, abbiamo fatto più della Lazio e dovevamo vincere. L’esultanza gliel’avevo promessa e ci sono riuscito, peccato perché ci ho creduto fino alla fine. La dedica è scontata: il gol è per nostro figlio. Adesso tocca a lei». Per Spalletti, era il primo derby assoluto e l’ha vissuto quasi tutto in piedi vicino alla panchina, impartendo ordini e direttive ai suoi. Ha rischiato il brasiliano Doni dall’inizio, senza temere così di bruciare due portieri in un colpo solo, ha provato nel secondo tempo la carta Nonda per un Montella ancora piuttosto abulico e per un attimo ha pensato che il cambio si potesse trasformare nella mossa vincente. Proprio sul sinistro del congolese, infatti, è capitata l’occasione, quella che poteva far saltare la Sud. Il tiro, però, è finito alto sulla traversa e Spalletti, se avesse potuto, si sarebbe strappato tutti i capelli. A fine gara, mentre tutta la squadra andava sotto la curva per salutare i propri tifosi, è rimasto a metà campo, rientrando poi negli spogliatoi. Alla fine, comunque, è abbastanza soddisfatto. «Risultato giusto? Abbiamo fatto una buona partita, poi stare a misurare i centimetri conta poco. Ho visto una squadra motivata, che ci ha creduto. Avessimo avuto prima questo atteggiamento... Abbiamo solo concesso qualcosa dopo il gol, sbagliando palle facili e permettendo a loro di tenere il pallino». I tifosi avevano detto o l’inferno o il paradiso. «La loro intenzione è far sentire l’apporto, sappiamo di avere il loro sostegno. Non ho nulla da rimproverare ai miei. Qualcuno, come ad esempio Mancini, ha fatto quasi 100 minuti giovedì e su quel campo non si smaltiscono facilmente». Elogia l’arbitro: «Paparesta è stato uno dei migliori in campo, ha tenuto la partita in pugno. Peccato che noi, ogni tanto, con certi atteggiamenti gli arbitri non li aiutiamo. E in una città così passionale vengono coinvolti anche gli spettatori. Doni? Si è comportato bene, senza colpe sul gol. Ma anche Curci sta facendo bene». Panucci: «Siamo tornati ad essere una squadra. Pagata un po’ la pressione di questo momento, siamo uomini e non possiamo essere tranquilli».
Ernesto Menicucci
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