Ultras-squadre-società, il caso delle romane
(IL MANIFESTO) - Ciò che sta accadendo alla Lazio e alla Roma, nel rapporto ultras-squadre-società, solleva questioni complesse e controverse. Perché nella deriva liberista del neocalcio, l'esistenza di nuclei di tifo organizzato, sia pure nella forma contraddittoria del tifo ultras (tanta passione ma non rifiuto della violenza, culto della lealtà sportiva ma propensione alla discriminazione razziale, ecc.), che attraverso proprie forme di comunicazione sappiano stimolare il rispetto per la tradizione e l'identità del calcio e del club di appartenenza; e che grazie alla propria iniziativa sappiano orientare fasce importanti di mercato così da sottrarle al ruolo semplice di fruitore/spettatore di una merce elaborata altrove, un tifo siffatto rappresenta una forma, per quanto potenziale o soltanto abbozzata, di contropotere o di controllo «dal basso» del calcio italiano. Il movimento ultras a Roma, sia nel versante laziale che in quello romanista, pubblica riviste diffuse in migliaia di copie, gestisce direttamente trasmissioni radiofoniche, partecipa in maniera costante a trasmissioni televisive proposte da altri, orienta in maniera massiccia il dibattito calcistico cittadino sul web, produce e commercializza attraverso propri negozi abbigliamento e moda legati alle squadre. Gli ultras dunque, è un fatto questo incontestabile, hanno saputo proporre con intelligenza e forza una soggettività diffusa nel panorama economico e culturale del calcio capitolino. La pianificazione di un calcio che a Roma rimane saldamente in mano agli istituti finanziari locali e nazionali trova così nel movimento ultras l'unica forma potenziale di opposizione. Una occasione importante per mantenere annodato il tessuto che lega il calcio al territorio e alla sua comunità. Una opportunità per dare carne, sangue e nervi a un moloch che negli eccessi della finanza e delle televisioni sta perdendo la misura della propria identità. La condizione fondamentale però affinché questa dialettica mantenga una sua circolarità fruttuosa è che non ci siano confusione o sovrapposizione di ruoli. Non si può essere insieme contropotere e istituzione, gli interstizi sociali ed economici occupati non possono estendersi fino a saturare l'intero mercato. A Roma invece questa linea di confine vacilla sempre di più. Il tessuto costruito in decenni di militanza «di curva» dal >movimento ultras romano di fatto viene piegato verso logiche diverse, a volte estranee alla natura del calcio. Il «contropotere» diventa potere di interdizione nei confronti di chiunque voglia muoversi secondo logiche non condivise dal mondo ultras. Gli spazi «marginali» faticosamente «strappati» al merchandising delle società cedono alla logica del mercato e occupano ogni spazio lasciato scoperto. Il sostegno del gruppo alla squadra si trasforma e si confonde nella identità tra gruppo e squadra e >spinge a una visione totalmente autoreferenziale. Gli ultras, piuttosto che affiancare e contestare/contrastare, nel caso, la lingua (la comunicazione) ufficiale della società, la assorbono e la rimodellano secondo i propri codici. Cosicché, passo dopo passo, si arriva a sovrapporre le idealità culturali del gruppo al profilo stesso della squadra. Quello che è successo domenica sera allo stadio Olimpico è esemplare. Il non tifo della curva sud, seguito a una coreografia eminentemente autocelebrativa e interrotto brevemente per l'esultanza al gol del vantaggio, è un segno forte della «estraneità» del cuore del tifo romanista dai destini di «questa» società e di «questa» squadra. Estraneità peraltro annunciata con chiarezza con lo striscione della vigilia del derby a Trigoria: «Decidete voi, inferno o paradiso». E attenzione, perché il passaggio dalla estraneità alla ostilità potrebbe essere prossimo più di quanto non si pensi. Il nome di Zeman, l'«anti-sistema calcio» per eccellenza, sarebbe allora molto di più che non quello di un sostituto di Spalletti. Ancora più eclatante è ciò che è accaduto nella curva nord laziale. Gli Irriducibili della Lazio, infatti, stanno ben al di là della fase di contestazione alla «gestione» Lotito. La presenza in curva di un simbolo non scalfibile di lazialità come Giorgio Chinaglia, tre giorni dopo la conferenza stampa nella quale Long John annunciava l'interesse di gruppi imprenditoriali importanti a rilevare la maggioranza del pacchetto azionario della Lazio, ha dato indubbiamente più forza a quel settore del tifo egemonizzato dagli ultras. Da una parte, in curva, la storia della Lazio, la «purezza» della passione laziale, la gente che con le sue lotte ha salvato la società dal fallimento e che con la sua presenza ne sta garantendo il rilancio. Dall'altra, in tribuna, da solo, il «freddo amministratore» Lotito, mero «gestore» di una società a lui estranea per storia e passione. Questa la tesi - impasto di vero e falso, come accade sempre per le tesi più efficaci agitate da un gruppo che ha propri obiettivi forti nel mirino - veicolata con successo nelle ultime settimane. Sbaglia chi guarda con sufficienza a rappresentazioni della realtà così artificiose e di parte. Certo, Sensi e Capitalia hanno una robustezza complessiva più che sufficiente per decidere autonomamente l'orizzonte entro cui ridisegnare il profilo della Roma. Lo stesso vale per Lotito riguardo alla Lazio. Gli uni e gli altri, checché se ne pensi, non sono Re Travicelli in balia di ogni maroso. E il sistema calcio, nessuno si illuda, non assisterà impotente alle ambizioni di scalata degli ultras romani. Però, decenni di lavorio tra i tifosi, allo stadio e fuori, hanno sedimentato stili, cultura, rapporti di forza che rendono fin troppo permeabile alle pressioni esterne la conduzione delle società di calcio romane. Nei prossimi mesi probabilmente si giocheranno partite decisive intorno alla linea di confine tra società e ultras. E la capacità di orientare il consenso verso le rispettive strategie potrebbe risultare decisivo per gli esiti di uno scontro cui non pare esagerato legare gran parte dei destini prossimi della Lazio e della Roma.
Guido Liguori, Antonio Smargiasse
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