Roma: miracolo economico?
(IL MESSAGGERO) Questa Roma, quella della brutta partenza e l’altra che va a caccia di record, è nata un lunedì mattina. Era il 23 maggio. Il giorno prima la Roma aveva raggiunto la salvezza a Bergamo, grazie a un gol di Cassano, che non parlava ancora spagnolo. In una sala di Trigoria, tre persone: Rosella Sensi, Bruno Conti e Daniele Pradè. Finestre aperte, bel sole, un mare di appunti. I tre studiarono il piano dell’anno.
Bisognava rilanciare una squadra dilaniata, ma senza spendere. Possibilmente, anzi, guadagndoci qualcosa. ”Si può fare”, disse Pradè guardando Conti, che fece sì con la testa. I due spiegarono all’amministratore delegato la strada che avrebbero cercato di percorrere. ”Mi piace: proviamo”, disse la Sensi. A conclusione di un lungo giro di affari, la società si è ritrovata con sei milioni di euro in più e con gli ingaggi abbassati del venticinque per cento. E con la squadra che avete sotto gli occhi e sul conto della quale il giudizio, con il passare dei giorni, è clamorosamente cambiato. Pessima, praticamente da retrocessione, nei primi giorni di vita; bellissima, seducente, miss Italia adesso.
Arrivò anche Spalletti. La società avrebbe voluto Ancelotti, ma quando Carlo scelse Milanello, tutti puntarono sul tecnico dell’Udinese, altre candidature non ci furono.
Non è facile districarsi tra le operazioni ideate e portate a termine e immaginiamo che lo stesso Pradè in quei giorni girasse con un’agenda per gli appuntamenti. D’Agostino è passato al Messina in comproprietà per 750 mila euro. Mezzo Scurto è andato al Chievo in cambio di 250 mila euro. E’ stato riscattato con 500 mila euro Bonanni, spedito poi a Palermo per Curci e per il prestito di Bovo, a metà tra le due società. Pelizzoli è stato offerto alla Reggina, che ne paga l’ingaggio: 1.200.000 euro. Se n’è andato Sartor: risparmiato un ingaggio da un milione. Via anche Zotti, Galloppa ha raddoppiato a Trieste.
Evidente il disegno: mandare via i giocatori che pesavano di più a livello di ingaggio. Anche a costo di non guadagnarci, come nel caso di Pelizzoli. Corvia e Galasso a Terni per Kharja, il cui eventuale riscatto è stato valutato 1.800.000 euro. Alvarez, che era un torinista prestato al Cagliari, è stato preso dal Penarol nel momento della crisi societaria del Toro. Qualora la Roma lo volesse riscattare dovrebbe privarsi di un milione e mezzo. Non poco. Alvarez si è ambientato, è simpatico a tutti, ma il Penarol dovrà abbassare di molto le sue pretese, diciamo attorno ai 200 mila euro.
A questo punto, la Roma doveva acquistare. Ha preso tre calciatori a parametro zero: Nonda, Taddei e Kuffour. Spesa? Niente. Ma adesso i tre valgono e la Roma, qualora decidesse di cederli, potrebbe ricavarne un bel guadagno. Prima della cessione di Cassano, l’attivo era di mezzo milione. Con Cassano al Real si passa a 6 milioni di euro. Soldi che se ne andranno per Mexes, il cui acquisto però risale alla stagione passata. Senza soldi e con una squadra record.
Roberto Renga
Bisognava rilanciare una squadra dilaniata, ma senza spendere. Possibilmente, anzi, guadagndoci qualcosa. ”Si può fare”, disse Pradè guardando Conti, che fece sì con la testa. I due spiegarono all’amministratore delegato la strada che avrebbero cercato di percorrere. ”Mi piace: proviamo”, disse la Sensi. A conclusione di un lungo giro di affari, la società si è ritrovata con sei milioni di euro in più e con gli ingaggi abbassati del venticinque per cento. E con la squadra che avete sotto gli occhi e sul conto della quale il giudizio, con il passare dei giorni, è clamorosamente cambiato. Pessima, praticamente da retrocessione, nei primi giorni di vita; bellissima, seducente, miss Italia adesso.
Arrivò anche Spalletti. La società avrebbe voluto Ancelotti, ma quando Carlo scelse Milanello, tutti puntarono sul tecnico dell’Udinese, altre candidature non ci furono.
Non è facile districarsi tra le operazioni ideate e portate a termine e immaginiamo che lo stesso Pradè in quei giorni girasse con un’agenda per gli appuntamenti. D’Agostino è passato al Messina in comproprietà per 750 mila euro. Mezzo Scurto è andato al Chievo in cambio di 250 mila euro. E’ stato riscattato con 500 mila euro Bonanni, spedito poi a Palermo per Curci e per il prestito di Bovo, a metà tra le due società. Pelizzoli è stato offerto alla Reggina, che ne paga l’ingaggio: 1.200.000 euro. Se n’è andato Sartor: risparmiato un ingaggio da un milione. Via anche Zotti, Galloppa ha raddoppiato a Trieste.
Evidente il disegno: mandare via i giocatori che pesavano di più a livello di ingaggio. Anche a costo di non guadagnarci, come nel caso di Pelizzoli. Corvia e Galasso a Terni per Kharja, il cui eventuale riscatto è stato valutato 1.800.000 euro. Alvarez, che era un torinista prestato al Cagliari, è stato preso dal Penarol nel momento della crisi societaria del Toro. Qualora la Roma lo volesse riscattare dovrebbe privarsi di un milione e mezzo. Non poco. Alvarez si è ambientato, è simpatico a tutti, ma il Penarol dovrà abbassare di molto le sue pretese, diciamo attorno ai 200 mila euro.
A questo punto, la Roma doveva acquistare. Ha preso tre calciatori a parametro zero: Nonda, Taddei e Kuffour. Spesa? Niente. Ma adesso i tre valgono e la Roma, qualora decidesse di cederli, potrebbe ricavarne un bel guadagno. Prima della cessione di Cassano, l’attivo era di mezzo milione. Con Cassano al Real si passa a 6 milioni di euro. Soldi che se ne andranno per Mexes, il cui acquisto però risale alla stagione passata. Senza soldi e con una squadra record.
Roberto Renga
0 Comments:
Posta un commento
<< Home