D'istinti Sud

Innamorati della Roma ma non dei cliché

venerdì, novembre 11, 2005

Doni: "Io, portiere per caso"


(IL MESSAGGERO) - In Brasile ha più di trecento presenze tra Botafogo, Corinthians, Santos, Cruzeiro e Juventude. Ha qualche scudetto e coppe nazionali sulle spalle, ha giocato la Libertadores, eppure non lo conosceva nessuno. «E’ sempre così quando si parla di portieri brasiliani. Qui il calcio brasiliano si vede poco, non interessa», ci spiega il signor Alexander Marangao Donieber, detto Doni, 26 anni compiuti lo scorso ottobre. E’ un po’ la scoperta di questo scorcio di campionato, ma lui non è sorpreso affatto. Come ha iniziato? «Per caso. Avevo sette anni, praticavo il calcetto. Un giorno mancava il portiere e hanno mandato me. A 14 anni mi presentai nella squadra del Jundiai di San Paulo come centrocampista, ma qualche compagno di squadra suggerì all’allenatore di mettermi in porta. Da lì sono finiti i sogni di fare il centrocampista». Come spiega il miglioramento dei portieri brasiliani. «Perché in Brasile si è ricorso all’allenatore dei portieri. Val dir Morais, un portiere di parecchi anni fa, è stato il primo a credere nei preparatori». Quali sono le sue origini italiane. «Nonni e bisnonni da parte di mamma e papà. Una “faceva” Brugnoli, l’altro Marangon, diventato Marangao in Brasile per un’iscrizione sbagliata». Perché i giocatori tendono a “fuggire” dal Brasile? «C’è un fattore economico e poi scappiamo dalla delinquenza». Si considera un portiere “pazzo” come tradizione vuole? «Sono un tipo sereno che in campo si fa sentire». Sembra poco elastico tra i pali. «E’ un’impressione. La verità è che, essendo molto alto, non ho bisogno di fare voli elastici». Con lei, la Roma non ha mai perso. Bravo o fortunato? «I successi non dipendono solo dal portiere. La fortuna, però, è una componente importante». La gara di Messina le ha cambiato la vita? «Direi di sì. Ora posso dire che sono felice. Possiamo arrivare in alto». Spalletti ha puntato su di lei sotto consiglio di qualche difensore esperto? «Non lo so. Che avrei giocato l’ho saputo poco prima del derby». Alcuni tifosi dicono che ha il viso di uno che s’è appena svegliato. «(Risata, ndr) Dipende dai capelli dritti. Purtroppo dormo poco: ho un bambino piccolo che piange spesso…». Il suo contratto scade a giugno. Se il Tas dovesse bloccare tutto? «Ho parlato con la società, non ci sono problemi. Faremo tutto prima. Non scappo».