Le verità di Panucci su Capello, Juve, Delneri
(CORRIERE DELLA SERA) - Se Roma-Juve si fosse giocata in questo week end, Christian Panucci forse non ce l’avrebbe fatta. La faringite, infatti, l’aveva messo ko. «Ero debilitato, veramente a pezzi. Meno male che c’era la sosta». Benedetta nazionale. La stessa nazionale in cui lei, per oscuri motivi, non può mettere piede. Panucci, cosa è successo dopo Empoli? «Che ognuno di noi ha fatto un esame di coscienza. Ci siamo confrontati, ed è uscita fuori la nostra dignità. Si può perdere e vincere, ma quella sconfitta mi ha fatto male come professionista». Presunzione? «Qu ando erano in dieci abbiamo pensato di vincere facilmente, ma poi è subentrata la paura». Per lei, la Roma deve giocare da provinciale... «Che non significa sminuire: al Milan, un anno, ho vinto tutte le partite per 1-0. E alla fine ho festeggiato lo scudetto». Cosa le ha insegnato la scuola di Milanello? «Ho avuto sempre la fortuna di giocare in squadre con cultura del lavoro. Se sono ancora qui, qualcosa ho seminato». La Juventus è una grande che gioca con lo spirito da provinciale? «Pensano prima a non prenderle. Poi, con la qualità che hanno, prima o poi un gol lo segnano. Noi dovremmo fare lo stesso». Sono così nettamente più forti? «La vera differenza la fanno la mentalità e i chili che mettono in campo. Sono forti e pesanti: specie in trasferta, conta molto. Ma non dobbiamo avere paura. Senza grandi pressioni, possiamo battere chiunque». Fu la troppa pressione a bloccarvi un anno fa? «Il clima ora è più tranquillo. Ma nel ritorno non meritavamo di perdere». Un’intervista di Rosella Sensi, nella quale definiva Galliani «amabile», Moggi con «senso dell’umorismo», Zeman «più presuntuoso che altruista», ha innervosito i tifosi. «Di Galliani è vero, è l’unico che conosco di persona... La gente sente molto questa partita, normale ci sia un po’ di pepe in più». Quest’anno è andato a scuola di leadership? «Ho grande entusiasmo, sto bene con me stesso. Amo il mio lavoro, impegnarmi nelle partitine, alzarmi la mattina per andare a Trigoria. Per questo ho firmato fino al 2009. Se poi vedo che a 35 anni non ce la faccio più, sarò io a dire basta». Sarà il ruolo di vice capitano, ma Panucci ora difende i suoi compagni, da Cassano in giù. «Non sono né di destra, né di sinistra. Difenderò sempre i miei compagni, ma se uno sbaglia lo dico con onestà intellettuale». Cassano serve alla Roma? «Quando sta bene è importante, ma ora non è tranquillo. Mi auguro per Antonio che, in un modo o nell'altro, trovi il miglior accordo per lui e che possa andare ai Mondiali. È felice solo se gioca». La fascia di capitano consegnata a Tommasi? «Un gesto dovuto. Quando non ci saranno Totti e Montella, per me il capitano sarà sempre lui». È di nuovo un idolo dei tifosi. Che prima le davano del ruffiano se tirava le magliette in curva... «Non mi sono mai preoccupato. Ho fatto dei gesti verso gente che mi ha sempre rispettato». Delneri la mise fuori squadra e la reintegrò solo quando chiese scusa. Gli diede del bugiardo? «Io chiesi scusa a lui e lui a me. Tutto è finito lì». Ha saltato cinque partite per quella storia ... «Siamo due persone orgogliose. Ma non mi sono permesso di dargli del bugiardo. C’è stato un equivoco in un momento difficile». E con Capello a Reggio Calabria, quando si rifiutò di entrare in campo, cosa accadde? «Non lo dirò mai, fino alla tomba. Ma lui sa... Diciamo che quella volta ho preferito mandar giù io. Nessuno, però, dice che feci un comunicato il giorno dopo per chiedere scusa». Chiudiamo il giro: cosa è successo con Lippi? «Non lo dico, anche se so che tutti lo vorrebbero sapere... Ma sembra che io soffra come un matto per la nazionale, e invece non è così». Se fosse della Gea, sarebbe in azzurro? «Non lo so. Ma non mi interessano cori, striscioni o sponsor. Sono una persona seria e pulita». È vero che Capello la voleva alla Juventus? «Chieda a lui. Vuole il numero?» Ma allora vi sentite? Non è Capello quello che dice di non telefonare ai suoi ex giocatori? «È vero che lui non chiama, lo faccio io ogni tanto. Ci ho lavorato 12 anni, è normale». Gioco della torre: giù Lippi o Delneri? «No. È un gioco, ma lui è permaloso...». Moggi o Capello? «Moggi non lo conosco bene. È difficile...» Due non risposte. Agricola o Giraudo, allora? «Ma che mi vuole far fare casino? Fatemi passare una settimana tranquilla...».
Ernesto Menicucci
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