D'istinti Sud

Innamorati della Roma ma non dei cliché

venerdì, settembre 22, 2006

Intervista a Vincenzo Montella


(IL ROMANISTA) Pronto a rientrare dall’inizio?


"Sono pronto ad ogni decisione e ogni opportunità. Aspetto di essere chiamato in causa".


Venite da una sconfitta, Roma-Inter...


"Perdere dispiace sempre se poi questa è una partita importante dispiace ancora di più. Pensiamo al Parma, una gara fondamentale allo stesso modo".


In tre giorni giocherete a Parma e Valencia...


"Non ci sono partite che puoi sottovalutare e che puoi preparare al meglio. Questo è il calcio".


Paci del Parma è stato squalificato e Toni riabilitato dopo l'episodio di domenica. Pensi che gli attaccanti comincino ad essere tutelati?


"Non conosco l’episodio e non l’ho visto. Non riesco a dare un mio giudizio.

Cosa vi ha detto Spalletti al fischio finale di Roma-Inter?


"Alla squadra erano da fare i complimenti dato che abbiamo dato tutti. Gli errori ci sono stati, ma normali, quelli che vengono commessi in ogni partita. Non ci ha detto niente di diverso".


La partita di Parma come la vedi?


"Ostica perché veniamo da una sconfitta. Affrontiamo una squadra giovane, ma con esperienza".


Un giudizio sulle condizioni di Totti?


"E’ sereno, gioca da quindici anni agli stessi livelli. Sa che ci sono momenti più positivi e altri meno. L’importante è avere un equilibrio interiore e poi riversarlo sul campo".


Pensi di sapere quando sarai al top?


"Sto bene anche se non si è visto perché non ho il ritmo partita. Ogni anno trovo grandi stimoli e quest’anno li ho trovati. Voglio dimostrare il mio valore".


Un giudizio su Vucinic?


"Due anni fa lo avevo riempito di complimenti perché lo giudicavo tra gli attaccanti più interessanti in circolazione. La Roma ha avuto occhio ad acquistarlo, è un grande talento".


La Champions dà stimoli particolari a giocarla?


"Giocare con la Roma significa anche affrontare grandi avversari, in grandi stadi. Fare questa competizione è molto soddisfacente e da calciatore non posso che esserne contento".


Domenica manca Mancini. Credi che giocherai?


"Non abbiamo preparato benissimo la partita. Come ho detto prima sono pronto ad ogni evenienza".


Potrebbe essere domenica l’occasione giusta?


"I messaggi piace darli sul campo più che a parole. Poi deciderà il mister".


Quanto ti manca il gol?


"Tanto. Comincio a pensarci anche a casa, vuol dire che presto arriverà".


E’ giusto affidare un progetto tecnico a Spalletti?


"Io faccio il calciatore e mi adatto all’allenatore che la società sceglie. Non sta a me dare queste risposte".


Ti aspettavi di entrare al posto di Mancini mercoledì?


"No, dispiace che Amantino si sia infortunato. In quel momento il mister ha fatto scaldare in due o tre. Sapevo che uno doveva entrare".


Riguardo il discorso della forma, ti ha penalizzato entrare in quel momento?


"Stavo bene, se non giochi non puoi entrare in condizione. Forse ho sbagliato qualcosa di troppo a freddo, ma è normale".


Hai bisogno di giocare, quindi?


"Come tutti. Anche chi gioca poco per altri motivi ne avrebbe bisogno".


Tu e Totti potete giocare insieme?


"Io sto bene, mi sento integro a tutti gli effetti. Non mi sento indietro".


Avete rivisto la partita con l’Inter?


"Ancora no".


Perché la Roma ha perso contro l’Inter?


"E’ stata una partita equilibrata, risolta da un episodio. Poi potevamo segnare noi o subire un altro gol. Abbiamo fatto una buona partita, senza due esterni. Se il mister avesse saputo prima di affrontare la partita senza Mancini e Taddei, l’avremmo preparata in modo diverso".


Inter e Milan sono ancora al di sopra della Roma?
"L’Inter con i ricambi riesce a sopperire nei momenti di difficoltà. Ma noi siamo la Roma, ci divertiamo, giochiamo bene".


Mercoledì vi siete un po’ meno divertiti...
"Abbiamo perso. Non critichiamo, io sono contento di giocare in questa squadra".


Saresti in grado di giocare esterno d’attacco?
"Credo che certe caratteristiche non si possono trascurare. Io sono a disposizione per qualsiasi ruolo, ma sono un centravanti".


La scelta del modulo a una punta non sta ostacolando il tuo rientro?


"Se non ci fosse Totti, ci sarebbe un altro. Non mi sento in competizione con Francesco".


A Roma non hai mai avuto vita facile. Ti sei abituato a questo?


"E’ ovvio e normale che se giochi nella Roma, ti confronti con Batistuta e Totti. Io sono contento di confrontarmi con questi campioni e non sentirmi inferiore".


Si può puntare solo sulla Champions, data la concorrenza di Milan e Inter in campionato?


"A me le scelte non sono mai piaciute anche perché poi puoi perdere entrambe le competizioni e rimanere a mani vuote. E’ difficile scegliere e scendere in campo sottovalutando gli avversari in campionato e non in Champions".


Cosa pensi del Palermo primo in classifica?


"E’ una grande squadra, organizzata, ma siamo alla terza giornata. C’è tempo".

martedì, settembre 19, 2006

Stefano Okaka, che gioia

(CORRIERE DELLO SPORT) «So’ partito» . E ride con gli occhi che dicono già tutto e quella faccia da bambino cresciuto, pure un po’ troppo. So’ par­tito
a dirlo è Stefano Chuka Okaka, anni di­ciassette compiuti il nove agosto scorso, primo gol in serie A, alla nona presenza (anzi spezzone), ieri, qui a Siena, a dicias­sette anni un mese e nove giorni, nono nel­la classifica all time tra i baby goleador nel nostro campionato, in un grigio, non per lui e la Roma, diciassette settembre che adesso nei calendari di casa Okaka sarà sempre sottolineato in rosso. So’ partito non è altro che l’efficace sintesi giovanile di quel dopo gol, un piattone de­stro, Manninger tocca, il pallone piano piano supera la linea bianca, la seconda rete tra i pro­fessionisti dopo quella della passata stagione in coppa Italia al Napoli a San Paolo. So’ partito è quella corsa verso la curva colorata di giallorosso, via la maglietta pure se non si può, l’urlo più urlo che si può, un po’ come Daniele De Rossi nel pas­sato campionato sempre da que­ste parti, una festa da ricordare per sempre, «perché questo è il giorno più bello della mia vita, ho realizzato il mio sogno » . Pazienza se il so’ partito vuol dire anche una multa ( «C’è un rego­lamento interno, pagherà la multa, anche se non gli do nessuna tiratina d’orecchi » ha spiegato nel dopo partita Spalletti) per il baby centravanti, nato a Castiglion del Lago, genitori nigeriani, in tribuna qui a Siena papà Austin e mamma Doris che a fine gara regalavano lacrime e sorrisi, un fi­sico da corazziere, una parlata romana con qualche cadenza umbra che è tutto un programma. Allora, so’ partito, raccontaci questo giorno più bello della tua vita: « Grazie, grazie, grazie a tutti. Devo proprio ringra­ziare, la dedica per questo gol è per i miei genitori, ma come faccio a dimenticare la Roma, tutta, mister Spalletti, Bruno Conti, i miei compagni i nostri straordinari tifosi? Confesso, quando ho visto il pallone in por­ta per qualche secondo non ho capito più nulla, ho agito d’istinto, ho cominciato a correre, mi sono tolto la maglia e sono an­dato a festeggiare dai nostri tifosi che ci seguono sempre e dovunque, è stata una goduria quella festa sotto la nostra curva. Mamma mia che emozione, mamma mia che gioia. Sarà impossibile dimenticare. Ah, voglio ringraziare pure Mancini che mi ha dato quel pallone che si è trasformato nel mio primo gol serie A. Poco prima c’e­ro andato vicino, avevo calciato al volo un bel pallone, ma Manninger era piazzato bene e me lo ha bloccato. Pensavo di aver fallito l’attimo fuggente e invece doveva ancora succedere tutto» . Compreso un finale tra il teso e l’indimenticabile. Teso perché dopo la sua esultanza, il senese Bertotto ha avuto qualche cosa da dirgli, i compagni si sono messi in mezzo tra i due, poi c’è stato giusto il tempo per ascoltare il triplice fischio finale. E, Okaka, a quel punto, non ha fatto altro che andare a cercare il pallone, se lo è fatto consegnare, se lo è portato via, è uscito dallo spogliatoio con quel pallo­ne tra le mani, probabile che ieri sera ci sia andato anche a dormire. Ora il vero rischio è credere di essere arrivato: «Io spero di continuare così, ma so bene che sono molto giovane e devo migliorare in tutto. Un ringraziamento speciale, in questo senso, lo voglio fare a Marco Domenichini, il vice di Spalletti, che con me, alla fine di ogni allenamento, ha la pazienza di rimanere in campo per allenarmi sui fondamentali. Però questo giorno me lo voglio proprio godere. Era dallo scorso anno che ci provavo, sapevo che sarebbe arrivato, ma meglio ora che dopo. I compagni mi hanno fatto i complimenti. Totti che per me è un idolo mi ha detto, era ora che segnavi, ora devi continuare così. Sono orgoglioso di far parte di questa Roma e della fiducia che hanno nei miei confronti sia Spalletti che tutti i miei compagni» . Così parlò so’ partito.

Rideva e piangeva. Piangeva e rideva. Papà Okaka, Austin, un signore che se mai vi capiterà di stringergli la mano, preparatevi al dolore. Era qui papà Okaka, insieme a mamma Doris, come sempre del resto quando il loro piccolo (si fa per dire) Stefano è con la prima squadra. Erano seduti in tribuna, a tifare Roma sperando di poter vedere il loro ragazzone gio­care qualche minuto. Non sono mai mancati da quando Stefanone ha cominciato a bazzicare la Roma dei grandi. Perché non avevano nessuna intenzione di perdersi la gioia del grande gior­no, del primo gol in serie A di questo centravanti che, come dice Spalletti, tra tre anni ne avrà venti. Se oggi Okaka veste il giallorosso il merito deve essere diviso a metà tra papà Okaka e un certo Bruno Conti. Vivevano a Castiglion del Lago, ma Stefanone era già lonta­no da casa perchè con il pallone tra i piedi ci sapeva fare, stava crescendo con la maglia del Cittadella e il Milan era ormai a un passo dall’acquisizione del cartellino di quel ragazzino di tredici anni che già era alto una testa più dei suoi coetanei. Ma a Trigoria arrivò una segnalazione, una telefonata di Zibi Boniek a Conti, allora re­sponsabile del settore giovanile romanista, «Bruno c’è un ragazzo che merita di essere visto, si chiama Stefano Okaka» . Conti non se lo fece ri­petere. E quando vide Stefanone, la pensò tale e quale a Boniek. Solo che c’era il Milan un pezzo avanti. Allora Conti invitò papà e Stefanone a Trigoria per un provino, poi bissò l’invito a tutta la famiglia, visto che bella Trigoria? Bella, ma c’erano problemi di lavoro da risolvere per papà Okaka. E che problema c’è? Conti risolse tutto, responsabile del pensionato per papà Okaka, un impiego in una ditta di pulizie per mamma Doris, tutta la famiglia Okaka che si trasferisce a Roma in cambio di sedicimila euro al Cittadella come premio di formazione. Un grande colpo di Bru­no Conti che ieri alla fine della partita gongolava: «Che Dio lo benedica questo ragazzone. Sono proprio felice per il suo gol» .Stefanone è legato alla Roma da un contrat­to sino al giugno 2008 al minimo dello stipendio. Ci sarà tempo per cominciare a guadagnare. Ora è meglio godersi sino in fondo questo momento, come ieri faceva papà Austin: «Sto sudando per l’emozione. Sono felicissimo per Stefano, se lo meritava questo gol. Quando io e mia moglie abbiamo visto il pallone in rete, non ci abbiamo capito più niente. Ora andiamo tutti a festeggiare nella nostra casa a Castiglion del Lago» . La gioia di casa Okaka è anche quella del fratello più grande (possibile?) Carlo e della sorella gemella di Stefanone, Stefania, una grande promessa della nostra pallavolo, campionessa europea juniores con la maglia azzur­ra. Ieri quando ha saputo ha esultato come dopo una schiacciata: «Stefano mi ha appena chiamato, appena l’ho sentito sono scoppiata a piangere. Il nostro grazie è per i genitori che ci hanno trasmesso lo sport nel sangue» . Piero Torri

giovedì, settembre 14, 2006

Intervista a Vincent Candela


(IL ROMANISTA) «Casa non l’ho ancora trovata, sono ancora in albergo, in centro. Ma tu hai visto quant’è bella Siena? E che bel clima? Sto davvero d’incanto. E poi la famiglia si sta allargando. Dopo John John, 5 anni e mezzo, figlio della mia prima moglie, e Angelica, uno e mezzo, figlia della mia attuale compagna, sta arrivando un altro maschio. A fine ottobre».
Tutti romanisti?«E’ ovvio. John John è un ultrà. Domenica verrà qui allo stadio e tiferà Roma. Angelica pure promette bene».
E tu?«Io lo sanno tutti, ho il cuore romanista, ma sono anche un professionista. E domenica ho già promesso ai compagni di squadra che pagherò a tutti una cena a base di pesce se vinciamo noi».
Come sei capitato al Siena?«Grazie a Giampiero Pocetta, il mio procuratore, e Giorgio Perinetti, il ds. Mi portò lui a Roma. Si è ricordato di me. A me è sembrata una buona opportunità, mi riavvicinavo a Roma».
Chi vive a Roma, delle persone che hai a cuore?«Tutti. Ho la mia casa, con cani e galline. Ma ci vive anche John John con la madre».
Ma lei non è francese?«Certo, ma è rimasta qui. Roma è casa loro, ormai».
Sono buoni i rapporti tra di voi?«Da un paio di mesi sì», sorride.
Non guadagnerai quanto a Roma, qui.«Ho ridotto le mie pretese. Ma già a Udine lo scorso anno fu così. Del resto l’avevo detto: non volevo continuare a giocare per soldi. Ma per passione».
Avete cominciato bene, sbancando il campo del Chievo.«Non ce l’aspettavamo neanche noi. Li abbiamo messi sotto sul piano del gioco».
Tu giochi esterno alto.«Sì, c’è da correre. L’anno scorso fui spostato al centro, ad un certo punto del campionato. Beretta mi ha rimesso sulla fascia».
Aiuti anche in fase difensiva?«Con Beretta tutti dobbiamo partecipare alla fase difensiva. Non siamo il Milan, la pagnotta ce la dobbiamo guadagnare».
Hai visto la Roma?«In Champions no. L’abbiamo vista sabato col Livorno, eravamo in ritiro. Lotterà per lo scudetto, vedrete. Si è rinforzata bene».
Non sentirai l’emozione, stavolta?«L’anno scorso quando sono venuto all’Olimpico con la maglia dell’Udinese mi tremavano le gambe. Stavolta credo che sarà diverso».
Totti lo senti?«Sta tornando quello vero. L’ho incontrato domenica notte all’aeroporto. Ci siamo abbracciati. Ce lo siamo detti: noi non facciamoci male, piano coi contrasti... E ho parlato con Daniele De Rossi. Uno dei più forti ormai nel suo ruolo. Anzi, il più forte d’Italia».
Che ti è rimasto dentro di Roma?«Tutto. Roma. E’ mia, Roma».
E della Roma?«Qualche rimpianto, forse. Eravamo fortissimi. Ci penso spesso. Abbiamo vinto uno scudetto ma ne abbiamo buttati due».
Colpa di?«Siamo esseri umani. Abbiamo sbagliato tutti qualcosa».
Pure Capello?«Non più degli altri. A lui devo molto. Non doveva essere facile gestire 20 cacacazzi come noi. No, davvero, lui ha fatto il massimo. Siamo stati noi a non capire. Avevamo tutto in mano, forse non l’abbiamo compreso in pieno. Eravamo giovani, forti, belli, no belli no... Forse non eravamo maturi. Vinto uno scudetto ci siamo accontentati. E poi...».
Poi?«Beh, Calciopoli avrà avuto la sua influenza anche in quel periodo, no?».
Tutti i tifosi romanisti l’hanno pensato.«Anche io. Ma preferisco pensare positivo. E allora sono stato ancora più orgoglioso di essere romanista quando ho visto che tra tutti i dirigenti coinvolti non ce n’era uno romanista. Ci siamo sempre guadagnati tutto sul campo. Ma ora sono solidale con la Juve».
In che senso?«E’ assurdo che abbiano pagato solo loro. E mi dispiace che non siano in serie A. Giocare contro di loro ha sempre un certo fascino».
Ecco fatto, ti sei già adeguato... Il Siena è una società amica della Juve.«Ma in questo non ci vedo niente di male. Si valorizzano i giovani, si lavora insieme. E poi io che ne so? Sono arrivato un mese fa...».
Torniamo alla Roma: si mise facilmente in collegamento la tua scelta di vita di andare a vivere in una fattoria ai Castelli con una nuova compagna con il disimpegno nei confronti della squadra.«Non mi pento di niente di quello che ho fatto. Quando parlo con Totti o con Montella delle rispettive case si rendono conto che gli do dieci a zero. Vivere nel paradiso dove sto io rispetto a loro è tutta un’altra cosa. Lo sanno bene anche Panucci e Curci che vivono dalle mie parti. Dopo tanti anni a Palocco non conoscevo altri posti. L’ho conosciuto, me ne sono innamorato. E sono stato felice di trasferirmi, anche per rispetto della donna con cui mi stavo separando. Non potevamo certo continuare a vivere vicini».
Di quel periodo ti sei scusato.«Sì perché effettivamente non ho dato tutto. Era una questione di priorità. Ho avuto dei problemi che avevano la precedenza rispetto alle questioni calcistiche. Ecco perché me ne sono scusato. E’ per rispetto che ho voluto andar via».
Il momento più bello?
«Lo scudetto e la festa al Circo Massimo».
Senza Capello...«Non me n’è fregato niente. Eravamo pochi giocatori, ma ti assicuro che su quel palco mi sono sentito davvero un gladiatore».
Dei “gladiatori”, più in generale dei romani o dei romanisti, fuori dal Raccordo non hanno una grande idea. Colpa nostra oppure?«Invidie, gelosie, ignoranza. Ognuno pensi quel che vuole. Mi è capitato a Udine e anche qui di dover difendere Roma. Ma anche se non sono stato convincente non mi interessa».
Anche Totti sconta questa errata valutazione.«A Francesco gliel’ho fatta conoscere io Roma... Quanto ci siamo divertiti. E ho risentito tutto il suo affetto in quell’abbraccio l’altra sera. Anche se poi magari la vita ti cambia e ti porta lontano certi rapporti restano. Gliel’ho detto anche a Fiorella, la mamma. Prima o poi ci riavvicineremo. E chi non lo conosce bene, peggio per lui...».
Che farai da grande?«Non credo di rimanere nel calcio dei grandi. Ho una scuola calcio a Ciampino, preferisco la purezza dei bambini».
Perché a un certo punto si perde questa purezza?«Con le pressioni insostenibili, con i guadagni esagerati, con le ansie, con le invidie. Si perdono i valori importanti».
Avete rischiato anche in quella Roma di perderli? Oggi si ricordano con nostalgia persino certe notti brave, certe macchine sfasciate...«Non si dovrebbero fare certe cose, ma a 20-25 anni si fanno. Io non rimpiango niente. Sono quello che sono».
Candela Vincenzo, nato a Bedarieux, diventato uomo a Roma. Per chi hai tifato nella finale dei Mondiali?«L’ho vista a Roma, a casa mia. Ho preparato i fuochi d’artificio sapendo che li avrei potuti usare comunque. E sono stato contento di festeggiare il calcio italiano. Era una bella rivincita dopo il polverone di Calciopoli».
Pure per domenica hai preparato comunque i fuochi d’artificio?«Intanto ho cercato di spegnerli sul campo. C’erano vecchie ruggini, tra D’Aversa e Totti, che ho cercato di stemperare. Poi vedremo. Se vinciamo offro una cena a tutti. Ma anche se pareggiamo per noi è un gran risultato. In fondo giochiamo contro la Roma...>>

venerdì, settembre 01, 2006

Totti: Inter e Milan sono più forti di noi


(IL ROMANISTA) E' iniziata una nuova stagione iniziata con passo falso in Supercoppa. Tu, però, ti presenti con una squadra rinforzata?

"Non siamo partiti col piede giusto. Ci tenevamo a vincere la Supercoppa, è un trofeo importante. Ci dispiace per come si era messa la partita. Non so cosa sia successo, forse la convinzione di aver vinto ci ha fregato".

Pensavate che era già vinta?

"Sì, poi il 3-1 di Vieira forse ha cambiato tutto".

Sono arrivati Vucinic e Pizarro, però è partito Cufrè, una cessione importante...

"Leandro neanche l’ho visto, l'ho solo sentito per telefono. Mi dispiace come persona e giocatore di non averlo più. Ha sempre dato tanto, va solo ringraziato. Comunque questi due acquisti fatti sono importanti".

Credi ci sia stato un miglioramento?

"Sì, sono due giocatori importanti per la squadra. Anche gli altri arrivi di Cassetti, Tonetto, Martinez e Faty completano una rosa già forte".

Dove può arrivare la Roma?

"Spero lontano, ma bisogna essere realisti: non siamo forti come Inter e Milan".

Che effetto fa vedere la Juventus in B?

"Una concorrente in meno, è giusto che sia in B. E, secondo me, anche altre squadre non dovevano giocare nella massima serie".

La tua gamba come sta?

"Sta rispondendo bene, sono contento di quanto fatto fino ad ora. Posso solo migliorare ancora".

Motivo della flessione di San Siro, ne avete parlato tra voi?

"Non ne abbiamo parlato perché gli altri sono andati tutti in nazionale, il mister lo farà quando avrà tutti a disposizione. Discuterne ora non serve. Il primo tempo è stato spettacolare, ci sarà da parlare sul secondo in cui siamo calati".

Avete giocato bene, però...

"Sì però alla fine hanno vinto loro. Preferisco giocare male e vincere".

La Champions vi vedrà protagonisti?

"E’ la competizione più importante che c’è. La dobbiamo sfruttare, però quando incontri Barcellona o Real Madrid devi stare doppiamente attento".

L'appuntamento con la Nazionale è solo rimandato a ottobre?

"No. al prossimo anno. Ho preso una pausa molto più lunga. Prossimo anno o prossima stagione? Non so
se sarà dicembre o novembre del prossimo anno, è uguale".

Donadoni che cosa ti ha detto?

"Che rispetta la mia decisione".

Prima hai fatto riferimento ad alcune squadre che dovevano pagare di più dopo lo scandalo. Puoi chiarire meglio questo concetto?

"Chi ha sbagliato deve pagare, non è giusto paghi solo la Juve. Anche altre squadre erano indagate. Però, va bene così".

A Pizarro cosa hai detto per convincerlo a cambiare idea?

"Non sono servite tante parole. Venire a Roma e nella Roma lo vorrebbero tutti. Gli ho detto "non sai che ti perdi"".

Però si è parlato anche di Buffon e Figo alla Roma... Ci sono state queste possibilità?

"Sì, ci sono state le possibilità, ma il budget era questo qui".

Hai paura di avere meno fame dopo la vittoria in coppa del Mondo?

"Spero di no, spero che i bambini vedano le cose migliori di questo sport".

Come mai vi fate spesso recuperare i risultati? Motivo di testa o di gambe?

"Motivo di testa, di gambe non credo perché se segni tre gol vuol dire che le gambe stanno bene. Una questione di testa, non so che altro dire".

Quando sarai al top?

"Tra poco".

In Nazionale potresti riappacificarti con Cassano?

"Se dovessi andare in Nazionale e incontrare Cassano, non avrei problemi".

La Roma ha i numeri per arrivare in fondo alla Champions?

"I numeri ce li abbiamo, ma dobbiamo dimostrarlo. Il girone non è semplice, come ogni squadra. Affronteremo ogni partita con lo stesso spirito".

Con Capello non riusciste a qualificarvi oltre il secondo turno nonostante una rosa importante di campioni, perché?

"Ogni allenatore ha i suoi giocatori, ora abbiamo Spalletti".

Lo scudetto è una parola che non si può pronunciare a Trigoria?

"E’ una parola un po’ troppo pesante. E’ inutile prenderci in giro. Poi tutto può succedere, l’importante è essere uniti come lo scorso anno in cui abbiamo raggiunto il record. Con quello spirito possiamo giocarcela fino alla fine con Inter e Milan".

In una stagione come questa, ti aspettavi uno sforzo in più?

"Se la società mi dice, c’è questo, mi devo accontentare di quanto ha comprato. O meglio, preso in comproprietà...".

Cosa manca alla Roma per vincere?

"La voglia, la determinazione e soprattutto la fortuna".

Questa operazione che devi sostenere, quando sarà fatta?

"A fine stagione, devo stare un mese fermo. Operarmi a dicembre non mi sembra il caso".

Le tue caviglie ti danno dolore?

"Ora sono migliorate, una settimana fa non riuscivo a calciare".

Ti è cambiata la vita dopo il Mondiale vinto? Lo scandalo lo avete lasciato fuori...

"La vita non mi è cambiata, anzi è migliorata dopo essere diventato campione del mondo. Solo per strada è cambiata... Lo scandalo in Nazionale lo abbiamo lasciato fuori. E’ stato un gruppo che ha pensato solo al Mondiale".

Dopo tre giorni già si parlava dello scandalo e non più del Mondiale...

"E’ normale, era una cosa importante. Poi dopo il Mondiale c’era solo da parlare dello scandalo".

Alla fine avevi ragione quando parlavi della tua nausea dopo certi arbitraggi...

"Certe cose le dissi tempo prima dello scandalo. E mi davano per pazzo, e invece avevo ragione. Mi dispiace, però, abbia pagato solo la Juve. Devo fare il calciatore, mi sta bene tutto".

Puoi chiarire il tuo rapporto futuro con la Nazionale...?

"Prendo un periodo di pausa fino alla fine dell’anno e penso solo alla Roma. Poi se avrò le porte aperte ci ripenserò".

Quanto influisce il rientro di Cassano in Nazionale?

"La mia idea è stata presa prima del Mondiale. Cassano non c’entra niente, può fare solo il bene della Nazionale. Non c’entra niente, non ci pensate nemmeno. Anzi, io sempre a testa alta".

Aver vinto il Mondiale, ha sotterrato lo scandalo?

"Io preferisco essere diventato campione del Mondo. Non penso sia stata colpa della vittoria, le sentenze ci sono state, ma non sono state come si era detto".

Si è fatta pulizia nel calcio o tutto tornerà come prima?

"Spero di no, non è facile far tornare tutto come prima... Sarebbero fenomeni. Senza Moggi vuole dire che è finito tutto. Lui è un dirigente della Juve che faceva tante cose per la Juve. Ora non c’è più, ci saranno altri dirigenti".

La tua pausa è il frutto di un’amarezza dopo il Mondiale in cui hai fatto tutto per giocare? Vuoi solo ristabilirti o sei deluso?

"Un po’ tutto e due. Ho fatto tanto per quella maglia. Un recupero del genere in tre mesi non è stato facile. Ora voglio ritrovare la condizione migliore, poi vedremo".

Può tornare ad essere la Nazionale di Totti?

"E’ stata di tutti, non dei singoli. Con un grande gruppo si possono fare tanti risultati importanti. Poi con qualche giocatore è normale fare meglio".

Moggi ha detto che lo scudetto doveva andare alla Roma...

"Fa piacere, poteva dirlo prima...".


Tu lo avresti preso lo scudetto, nel caso ve lo avessero assegnato a tavolino?

"No, a me lo scudetto piace vincerlo sul campo"

C’è rischio che lasci per sempre la Nazionale...?

"Ho preso un periodo giusto di pausa, poi vedremo...".

Come giudiche le parole poco carine di Del Piero su Capello?

"Se pure Del Piero ha detto certe cose, qualcosa di vero ci sarà".

Donadoni ti ha trasmesso lo stesso spirito di Lippi?

"Non posso giudicare la persona: ci ho parlato solo mezz’ora. E’ stato un bel dialogo, mi ha chiesto cosa volessi fare, io ho solo risposto che volevo tornare quello di prima. E lui ha preso atto. E’ una persona intelligente".

Inter e Milan cosa hanno in più di voi?

"Giocatori di livello internazionale".

E’ una distanza colmabile?

"Spero di sì, sta a noi".

Con Vucinic tornerai numero dieci classico?

"Ho parlato con il mister e voglio fare la prima punta. Se facessi la seconda punta, non avrei problemi. Però mi piace fare la prima punta".
Giocherai le prossime due partite novanta minuti?

"Io voglio farle tutte, perché tutte sono importanti. E giocarle tutte novanta minuti".

Dalla campagna acquisti della Roma sei deluso?

"Sono contento. Come detto prima, il budget era questo. Di più non si poteva fare".

Ti aspettavi qualcosa in più?

"No, chi a parametro zero, chi in comproprietà la società si è mossa bene. Non stiamo a livello di Inter e Milan, ma va bene".

Che Roma sarà?

"Noi dobbiamo unirci e arrivare fino in fondo. Siamo una squadra forte, non dobbiamo sottovalutarci. Sulla carta altri sono più forti, ma conta il gruppo".

E Kuffour al Livorno, cosa è successo col difensore?

"Non ci siamo neppure salutati, è andato via prima. Cosa è successo, la società ha fatto questa scelta e va rispettata. Problemi con Spalletti? Non lo so sono problemi loro. Con noi Sammy si è sempre comportato bene".

Al Circo Massimo cosa hai provato con la Nazionale?

"Belle sensazioni, ma non come quelle dei tempi dello scudetto della Roma".

Farsi ridare quei soldi per quel deferimento dopo le dichiarazioni post Roma-Juve del 2005? Potresti richiederli per beneficenza?

"Non li richiedo, altrimenti mi danno del "pulciaro". La beneficenza la faccio già, non c’è bisogno di quei soldi".

Vucinic, però, è stato preso per fare la prima punta...

"Basta fare il trequartista, voglio fare la prima punta".


Perché le altre squadre sono più forti della Roma?

"Se ci sono presidenti che spendono settanta milioni, mica è colpa nostra. E’ colpa di Moratti".

Una promessa?

"Che rimango alla Roma, anche quest’anno".

Mercato della Roma: facciamo il punto

A conclusione della sessione estiva della campagna trasferimenti 2006/2007, l’A.S. Roma S.p.A. rende noto di aver perfezionato le seguenti operazioni di mercato:

PARTENZE

§ Shabani Christophe NONDA: cessione a titolo temporaneo e gratuito a favore del Blackburn Rovers FC Company Limited

§ Samuel Osei KUFFOUR: cessione a titolo temporaneo e gratuito a favore dell’A.S. Livorno Calcio Srl (al calciatore è stato riconosciuto un incentivo per il trasferimento di € 560.000)

§ Gianluca GALASSO: cessione a titolo temporaneo a favore del Frosinone Calcio Srl a fronte di un corrispettivo di € 250.000, oltre IVA

§ Alessandro TULLI: cessione a titolo definitivo al Lecce a fronte del riconoscimento di un corrispettivo di € 0,5 milioni, oltre IVA

§ Hossam Hussein Abdelhamid Ahmed MIDO: cessione a titolo definito al Tottenham Hotspur a fronte di un corrispettivo di € 6,750 milioni

§ Edgard Anthony ALVAREZ REYES: cessione a titolo temporaneo ed oneroso (per € 300.000) a favore dell’FC Messina

§ Leandro Damian CUFRE': cessione a titolo definitivo al AS Monaco, a fronte di un corrispettivo di € 2,1 milioni

§ Alessio CERCI: cessione temporanea e gratuita a favore del Brescia Calcio S.p.A.

§ Daniele CORVIA: cessione a titolo definitivo con accordo di partecipazione all’A.C. Siena SpA a fronte del corrispettivo di € 400.000, oltre IVA

ARRIVI

§ David Marcelo PIZARRO CORTES: acquisizione a titolo definitivo dall’FC Internazionale Milano S.p.A. per la somma di € 13 milioni, oltre IVA

§ Gilberto MARTINEZ VIDAL: acquisizione a titolo temporaneo dal Brescia Calcio SpA, a fronte di un corrispettivo di € 250.000, oltre IVA

§ Mirko VUCINIC: acquisizione a titolo temporaneo dal Lecce a fronte del riconoscimento di un corrispettivo di € 3,25 milioni, oltre IVA

§ Rodrigo DEFENDI: acquisizione a titolo temporaneo e gratuito dal Tottenham Hotspur

§ Marco CASSETTI: acquisizione definitiva dall’U.S. Lecce S.p.A. a fronte di un corrispettivo di € 3 milioni

§ Ricardo FATY: acquisizione definitiva gratuita

§ Max TONETTO: acquisizione definitiva gratuita

COMMENTI

Il direttore de IL ROMANISTA Riccardo Luna scrive oggi in un lungo editoriale: "Non è stato un mercato facile, con i soldi della Champions che non arrivavano mai, i Sensi bloccati dagli accordi con Banca di Roma e le fideiussioni negate per tutto luglio. E in questo contesto Daniele Pradé è stato bravo. Ripeto qui quello che gli ho detto in privato: Complimenti, se il coreano Lee invece di parlare con Dio fosse venuto a Roma, la squadra sarebbe completa. E invece passeremo i prossimi quattro mesi a chiederci chi potrà giocare terzino sinistro. Dico quattro mesi e basta perché poi a gennaio la Roma potrà, anzi dovrà fare quell’ultimo colpo che ci metterebbe alla pari con Inter e Milan. Non ci sono scuse: la vera, straordinaria novità infatti è che dopo giorni a fare i conti con i centomila euro, ci sono avanzati dei soldi in cassa. Quanti? Almeno quattro o cinque milioni, che sommati ai ricavi che potremmo incassare passando il primo turno del girone Champions, potrebbero farci fare nel mercato invernale l’acquisto che serve. Da questo punto di vista, quello strettamente economico, il mercato è stato un autentico trionfo, con Nonda e Kuffour in regalo all’ultimo minuto per non pagare gli ingaggi ormai inutili dei due africani. E Mido rispedito a Londra ottenendo una somma addirittura superiore ai sei milioni contestatissimi spesi da Franco Baldini due anni fa per comprarlo (il che vuol dire due cose: che Pradé è stato un fenomeno con i dirigenti del Tottenham, e che qualcuno in società si deve rimangiare le accuse di slealtà fatte sottovoce al nostro ex direttore sportivo per l’acquisto dell’egiziano). E’ vero che tifiamo per una squadra di calcio e non per un club quotato in Borsa, ma anche i conti vogliono la loro parte se si deve costruire un futuro importante. In questo contesto è un miracolo chiudere un mercato in attivo, portando a Trigoria due calciatori di valore come Pizarro e Vucinic senza svendere l’argenteria. Certo, abbiamo salutato a malincuore Tommasi, Bovo e Cufré, campioni dell’attaccamento alla maglia, ma nonostante le richieste pressanti non abbiamo ceduto De Rossi, Perrotta, Mancini, Chivu e Mexes: campioni e basta. Ora magari potremo avviare quella stagione di rinnovi contrattuali di cui si parla da mesi".